Sono davvero triste per la notizia, ma non ne sono stupito. Purtroppo questo è lo stato dell’arte delle aziende che a un certo punto non sanno più riprogettarsi, la stessa storia di questa azienda parla che Antonio nel 1920 trasformò un opificio di caramelle in fabbrica del cioccolato e portò ai fasti che conosciamo.

Giorgio e Bruna Peyrano

Com’è cambiato il mondo del cioccolato

Negli ultimi anni, dal 60 in poi, ogni decennio sono cambiate totalmente le situazioni. Il mondo del Cioccolato è stato drogato prima dalle vendite ai negozi ” Garantite” le campagne e poi i resi e i pagamenti lunghi anche oltre i 120 giorni, i prezzi di vendita divennero alti per i clienti, costringevano i rivenditori a comperare per non perdere l’invenduto.

E questa è la causa del crollo delle prime ditte, come Droste, Decoster, Pfatisch, Streglio, Baratti, Luparia, Talmone, Feletti, Venchi, Caffarel, Marras, Taglia e molte altre. Mentre crescevano, realtà come la Ferrero che nonostante fosse a Torino vide fallire Pietro e Giovanni negli anni 30 e a confronto con Peyrano non erano nulla, mentre oggi è di livello mondiale, perché? Ha saputo leggere i tempi che cambiavano, ha avuto una generazione che ha visto il compianto Michele Ferrero diventare un icona e il più ricco d’Italia. Alcune si sono rinnovate nel look e nella gestione e sono ripartite alla grande vedi Venchi o la Marras che è stata totalmente reinventata da Guido Gobino mentre altre sono semplicemente sparite e i marchi sono finiti in pancia ad altre grandi aziende come Caffarel, Baratti etc…. ma invece altre sono finite nell’oblio e i fallimenti sono fisiologici ed inevitabili. Io sono sentimentalmente legato alla storia della Famiglia Peyrano, mi sono ispirato a Giorgio quando ho deciso di iniziare il percorso di produzione del Cioccolato, mentre ormai erano più pochi a farselo, costava e Costa meno comprarlo fatto dalle industrie che farselo, molte ditte che oggi vanno alla grande in realtà mica si fanno il Cioccolato, lo comprano, in cisterna, gli costa la metà che a farselo, arriva pronto e fuso, lo pagano a 60 giorni e prima di pagarlo lo hanno già venduto e incassato, magari gli aggiungono qualche storia, anche non vera ma cosa importa tanto fa notizia e si sa basta avere un buon ufficio stampa e il gioco è fatto. Mentre chi lo produce paga le materie prime anche un anno prima e poi aspetta di venderlo. A volte ti tocca pagare tutto prima ed aspettare che con comodo i clienti paghino te. Questo è drammatico soprattutto in un economia malata come la nostra. Dove le Banche fanno di tutto meno che le Banche! Anche se non credo siano le banche il problema della Peyrano. Sono dispiaciuto per Giorgio e Bruna, ma soprattutto i dissapori interni alle due Famiglie quella di Giuseppe con quella di Giorgio hanno minato la magia di quel marchio tanto storico quanto ispiratore.  Voglio dire che soprattutto Bruna un pochino se l’è cercata. Ha speso troppe parole dispregiative quando ha lasciato la società alla cognata, quindi rompendo la cristalleria pregiata ha dato un grave danno all’immagine del marchio, poi, quando è rientrata, i cocci erano ancora lì e sono stati la causa vera del tracollo di un Simbolo di TORINO.

Ma aldilà delle colpe ed ognuno sa il motivo delle proprie azioni, ora leggo del valore del marchio. Ma quanto vale un marchio ormai decaduto di una fabbrica del Cioccolato? Nell’era dei social molto poco! Una grande industria fa prima e con meno spesa ad affidare ad un marcheter uno studio e in pochi giorni con un milione di € crea un marchio e un format trendy che in poco conquista il pubblico giovane. Nulla è destinato a vivere per sempre! Ne vedremo chiudere e finire nell’oblio molte altre e in poco tempo. Per fortuna ne nasceranno altre che sapranno essere al passo con i tempi, e faranno dimenticare le Marlene Dietrich del Cioccolato.

Oggi si parla di Bean to Bar e loro ne erano la resistenza storica, avrebbero potuto fare leva su quel fattore e slegarsi dai vecchi format, ma capisco che rientrare a quell’età non era assolutamente facile e in tempi non sospetti (o forse sì) mi ero anche permesso di chiederglielo ai Peyrano il motivo del ritorno. La Nostalgia!!! Forse un senso di rivincita, chissà, tuttavia era un sentimento nostalgico e che purtroppo è costato caro a due persone che possiamo ascrivere tra le icone della città Sabauda e a cui non solo io devo un sincero grazie!

Ora che ne sarà?

Immagino che farà una brutta fine! Chi si compera un marchio macchiato da due fallimenti, stanco! Ormai le persone che hanno vissuto la gloria di quella storica griffe, non vano più a fare la spesa, ora ci vanno i figli o addirittura i nipoti e loro, ahimè, hanno altre corde emozionali e sono sensibili ai social, ai locali e alle politiche Trendy- L’alpino manco sanno più cosa sia e il liquorino lo sostituiscono con altri item!

Insomma nessun colpevole, solo l’andamento delle cose, l’evoluzione, la drastica legge di Darwin sopravvive chi sa trasformarsi e purtroppo Giorgio e Bruna non hanno avuto figli e nessun erede è stato tanto ispirato, si sa la pancia piena non acuisce l’ingegno. Questo triste epilogo insegna che nessuno è arrivato per sempre, all’apice c’è sempre una discesa a volte indolore a volte cruenta e sanguinosa.

Il compito di noi che ora siamo il presente è di reggere! Continuare a studiare, stare attenti ai movimenti e se capaci a indirizzarli. Poi a tutto ciò si deve aggiungere un pizzico di fortuna, questo insegna a i giovani di crederci, tutto è possibile, i mostri sacri non esistono se non nelle favole. La realtà insegna che la nostalgia è una bella sensazione ma il desiderio di evolvere, migliorare e stupire sarà sempre la chiave del successo e questo è sempre possibile anche in tempi duri come questi e con situazioni politiche non favorevoli, ma la differenza la fanno sempre e solo le azioni.

Ma la storia la si scrive ogni giorno e la pagina più bella è sempre da scrivere.