Il Venezuela: è un paese straordinario, ha mantenuto per due secoli intatta la sua cultura del cacao e il metodo di processo. Ha sviluppato conoscenze e tecniche sino agli anni 70-80 con risultati davvero sorprendenti. CHUAO, il più famoso dei cacao al mondo ha vissuto, durante la gestione Francese un momento di vera gloria, dove la Valrhona ha dispensato insegnamenti e fornito strumenti utili ad un buon processo post raccolta. Negli anni 90 la concessione è stata presa dalla famiglia Tessieri, della Cioccolato Amedei, hanno mantenuto gli standard precedenti, hanno aumentato sia i compensi che la capacità produttiva, ma quel periodo ha coinciso con il sorgere del Chavismo, che ha complicato parecchio la loro collaborazione, sino alla conclusione dell’accordo negli anni 2000. Con l’avvento della gestione socialista, si sono sprecati i saperi, si sono sottovalutati gli effetti della competitività e della responsabilità verso il prodotto finale, e ahimè si è abbassato di molto il livello di qualità. Ma non è stata secondaria l’azione psicologica di essere stati definiti i migliori al mondo, quindi se si è al massimo non serve migliorarsi e questo è l’inizio del declino. Collaboro attivamente con la cooperativa e con il presidente, ma è assai difficile aiutarli a crescere se il sistema politico li fa sopravvivere drogandone le loro convinzioni.
Ma pensare che il Venezuela sia solo Chuao si sbaglia tutto. Il Venezuela è tante regioni di cacao, ha un patrimonio genetico vasto, ci sono aziende che hanno saputo investire su questo straordinario patrimonio, come la famiglia Franceschi, che da quasi due secoli è attrice principale di questo progetto cacao del Venezuela. Conosco personalmente i patriarchi di questo progetto Juan de Dios e Vincente Franceschi, due signori di grande conoscenza botanica e grande passione per la coltivazione del cacao. L’azienda si trova nello stato di Sucre a Carupano, molto bella e ben organizzata, ma non priva di lacune, tutto eccellente tranne il processo di fermentazione! Il punto principale della trasformazione anche da loro viene sottovalutato e nei prossimi capitoli spiegherò perché.
Il Venezuela è davvero un paese incredibile, si potrebbe accomunare all’Italia per il Vino. Quasi tutto il territorio è vocato e ogni regione ha differenti eccellenze. Ne parlerò in un capitolo specifico e posso solo registrare che sino al 1990 si è portata avanti una cultura di eccelenza poi per le diverse condizioni politiche è cambiata la mentalità delle persone e i sacrifici per la sopravvivenza sono aumentati a dismisura. Nel 2007, al primo evento organizzato dalla CAVENIT, Camera di Commercio Italo-Venezuelana “CioccoVenezuela” e da ospite dell’evento ho parlato loro dell’importanza di trasformare il loro cacao anche in forma artigianale, di smarcarsi dalle industrie e intraprendere un nuovo stile e oggi, grazie alla determinazione, soprattutto delle donne come Weriozka Marciano che attraverso un lavoro intenso e costante, pur non essendo Cioccolatiera ha sempre sostenuto e sviluppato progetti sociali al fine di aiutare concretamente il settore.
Per la parte Cioccolatiera non si può non citare Marlene Berrios grande conoscitrice e tecnologa del Cioccolato, poi altre donne straordinarie che con la loro visione hanno influenzato il paese come: Miss Poema, Maria Fernanda Di Giacobbe, Cloé Doutré e decine di altre incredibili Eroine, il tessuto cacao venezuelano sta sopravvivendo, aspettando il nuovo rinascimento politico. Encomiabile però è il lavoro che sta svolgendo la fondazione Bit & Nibs fondata da German Lugo e diretta ora da Barbara Paola Lugo e da un gruppo di giovani entusiasti che con il loro entusiasmo, anche con il mio aiuto, stanno collaborando con l’Università Simon Bolivar ed in particolar modo con la dottoressa di origini Italiane Rosa Espinosa.
Ultimi commenti